Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena
 
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Policlinico NewsLetter. Anno 1 n. 2

Fuori dall'ospedale

La seconda puntata di Fuori dall'Ospedale ci trasporta nel mondo della musica e delle sue suggestioni e in quello della lettura con un romanzo che racconta di un tema attuale e difficile per chi opera in ambito sanitario. Grazie ai colleghi che hanno scritto. Ricordiamo che è possibile inviare contributi all'indirizzo ufficio.comunicazione@policlinico.mo.it

Pier Domenico Pecchi
Pier Domenico Pecchi

Sono cresciuto in mezzo alla musica

Sono cresciuto in mezzo alla musica, i miei fratelli hanno sempre suonato e cantato trasmettendomi tantissime cose attraverso la canzone o il suono di uno strumento.
Ricordo che cantavo già all’età di 5 anni, quante parole, quanti suoni, a volte inventati e quante parole scordate improvvisamente.
Poi a tredici anni ho cominciato, quasi per gioco, a suonare la chitarra e in quel momento ho capito che quella era la mia strada. Ricordo ancora i primi due accordi che ho imparato, erano e sono i più semplici.
Imparare altri accordi, altre ritmiche oltre quella base della prima canzone che spesso diventa la “canzone apripista” per chi vuole affacciarsi al mondo della chitarra, mi ha regalato tantissime emozioni insieme ad alcune delusioni, tutto diventa cammino, tutto diventa esperienza e l’esperienza forgia il carattere.
Imparare a suonare la chitarra mi ha salvaguardato dal cadere in trappole pericolose, perchè ricordo bene alcuni amici, al tempo della scuola, che mi invitavano a frequentare compagnie strane ma scegliendo di suonare, ho scelto di vivere.
Sono passati 40 anni e ancora mi diverto come allora, io gioco con la musica e credo che continuerò a giocare finché ne avrò la forza perché “NON SMETTI DI GIOCARE PERCHE’ SEI VECCHIO MA SEI VECCHIO PERCHE’ SMETTI DI GIOCARE”

Pierdomenico Pecchi
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Ian McEwan
Ian McEwan

La ballata di Dam Henry (Ian McEwan)

Dallo stesso autore di “Espiazione “, quasi un’opera didattica per la descrizione storica dell’assistenza Infermieristica, la stessa puntigliosa capacità d’analisi ci viene regalata in questo nuovo romanzo.
Il giudice Fiona svolge la propria attività presso l’Alta Corte Britannica, la trama si sviluppa a partire dall’osservazione della vita personale della protagonista, nell’età espressione di maturità e consapevolezza di terza età incipiente.
Donna che ha vissuto con una forte determinazione cognitiva, sobriamente ha cercato di applicare principi di diritto familiare nelle situazioni poste al suo giudizio.
La ricerca del limite necessario di distacco ed intervento sono la prima dimensione che il lettore professionista dell’assistenza possono apprezzare, l’empatia come categoria d’esercizio non esclusivo all’arte medica.
La narrazione portante è incentrata sulla decisione che deve essere emanata, in tempi brevi, in materia di tutela di minori.
Un adolescente, pochi mesi lo separano dal diciottesimo compleanno, ricoverato per leucemia rifiuta la terapia emo-trasfusionale per motivi valoriali, culturali e religiosi.
Il giudice non ha figli, ha il coraggio di comprendere che gli schemi di pensiero utilizzati, non sono sufficienti a raccogliere le informazioni indispensabili per decidere con il dovuto distacco.
I limiti delle regole per la definizione della capacità d’agire dell’adolescente, i pregiudizi personali nel valutare le influenze dell’ambiente in cui vive la famiglia del ragazzo, saranno superati attraverso un dialogo autentico tra le due esistenze.

Cosetta Cavazza
Ufficio Qualità

 
 
 
 
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